Presentazione attività di Danza Movimento Terapia

Presentazione attività di Danza Movimento Terapia

Giovedì 12.01.2017 ci sarà la presentazione sul tema delle competenze professionali e sarà dedicata alla Danza Movimento Terapia. a partire dalle ore 20.00 presso la sede di Somanima.

Evento Riservato ai soci.

Di seguito l’introduzione al tema:

LA DANZA MOVIMENTO TERAPIA

Di D.ssa Cinzia Galassi, Psicologa – Psicoterapeuta Espressiva.

La pratica della Danza-Movimento Terapia ha avuto inizio nel 1966 con la formazione dell’American Dance Therapy Association, fondata da Marian Chase, Trudi Scoop e Mary Whitehouse; tale pratica oggi è ampiamente riconosciuta come sistema di intervento psicoterapico in un processo che agevola l’integrazione emotiva, mentale e fisica della persona.

Questa pratica utilizza il movimento corporeo come mezzo per lo sviluppo dell’individuo e per la comunicazione dei propri stati interiori: lo sviluppo del movimento e quello psicologico sono, infatti, integralmente connessi e il corpo e il movimento sono gli strumenti principali che portano verso la consapevolezza e l’unità del proprio “Io”.

La danza terapia offre una struttura che permette, attraverso il movimento, di sviluppare un senso ed un’immagine del corpo, dal quale dipendono i nostri rapporti con il mondo esterno: se la conoscenza del corpo è incompleta o errata, tutte le azioni per le quali questa conoscenza è necessaria saranno anch’esse errate.

Il corpo ha una fondamentale forza comunicativa in quanto lo stile motorio di un individuo è un linguaggio che comunica il modo in cui esso si è adattato all’ambiente esterno e qual è il suo sistema per affrontare tale ambiente; nel riconoscere il linguaggio del movimento, il terapeuta permette all’individuo di arrivare alla fonte della sua costruzione emotiva e di scoprire sistemi di comportamento nuovi e più soddisfacenti, ampliando la gamma dei suoi movimenti.

La danza terapia, inoltre, offre l’opportunità di esprimere emozioni che potrebbero essere bloccate o mascherate e aiuta il movimento espressivo: il portamento del corpo e il gesto sono collegati a degli stati emotivi, i quali diventano una forma di comunicazione così come i movimenti diventano un’espressione del sentimento. Attraverso l’uso di questo rapporto intrecciato tra emozioni, corpo e strutture muscolari, un movimento terapeuta, strutturando esperienze di movimento e comprendendo i rapporti tra gli impulsi muscolari e l’emotività, può aiutare la persona a comprendere e a risolvere emozioni bloccate o a strutturare quelle emozioni che sono insormontabili. Si lavora, quindi, verso la realizzazione di un corpo “sano”, cioè un corpo che non sia paralizzato da conflitti, tensioni, distorsioni e incapace di agire come una parte apertamente espressiva dell’Io.

Le tecniche espressive possono quindi essere applicate con persone che presentano una relazione disturbata con il proprio Sè corporeo.

Schmais definisce alcuni postulati di base della pratica terapeutica:

  • il movimento riflette la personalità di un individuo
  • la relazione che si stabilisce tra terapeuta e persona attraverso il loro muoversi insieme rende possibili cambiamenti a livello comportamentale
  • le trasformazioni significative che avvengono a livello di movimento influenzano il funzionamento totale dell’individuo.

Attraverso il  movimento, il terapeuta ha il compito di facilitare nella persona la presa di contatto con le sensazioni corporee emergenti e l’esplorazione delle diverse parti del corpo, trovando modi differenti di muoverle e ampliando la gamma di movimenti; agevola, inoltre, la presa di consapevolezza interiore e l’integrazione emotiva, mentale e fisica dell’individuo e la creazione di un’area di gioco, o spazio transazionale (Winnicott, 2006), in cui la persona possa esprimere la propria realtà interna sotto forma di oggetti (danze, immagini, musiche) che appartengono al mondo reale, alimentando il suo processo creativo.

L’utilizzo delle tecniche espressive permette inoltre di giungere a definire i confini e l’immagine corporei, di aiutare nell’esplorazione e nella percezione del proprio spazio interno ed esterno, di liberare le tensioni interne e di esplorare i ritmi corporei.

Il terapeuta espressivo, oltre alla comunicazione verbale, deve prestare attenzione anche alla comunicazione non verbale; nel corso della sua formazione, sviluppa un suo modo personale di percepire e pensare in termini di movimento, attraverso lo studio e l’applicazione del Laban Movement Analisys e degli studi di Kestenberg sul movimento.

Capacità di autosservazione del terapeuta delle sue emozioni e sensazioni, delle sue risposte corporee e di movimento, che diventa possibile solo quando egli ha sviluppato il proprio “testimone interno”; questa funzione di autoascolto gli consente di integrare le comunicazioni della persona, in modo tale da poter offrire delle risposte adeguate.

Il corpo del terapeuta diventa infatti ricettacolo delle proiezioni dell’altro di parti di sé scisse e indesiderate, funzionando come contenitore, o cassa di risonanza, all’interno di un sistema di “holding”. Il terapeuta, riflettendo l’esperienza interna dell’altro, metabolizza e reintegra quegli aspetti negativi che l’altro gli proietta e il suo corpo diventa un “oggetto trasformazionale”, in cui bonificare queste emozioni proiettate per poi restituirle all’altro.

Una delle pratiche della Danza Movimento Terapia consiste nella disciplina del Movimento Autentico, la quale permette l’esplorazione della relazione tra colui che osserva, chiamato testimone o witness, e colui che si muove, chiamato mouver, tra l’essere visti e il vedere, tra il muoversi e il testimoniare del movimento altrui (J. Adler): una persona fa da testimone a un’altra che si muove, la quale a occhi chiusi rivolge la propria attenzione verso la propria interiorità in una ”attesa aperta” finchè un movimento emerge dal’inconscio.

Il testimoniare comprende la capacità di offrire nutrimento, protezione, sicurezza, empatia (P. Pallaro), oscillando con la propria attenzione dal materiale conscio e inconscio che gli affiora al materiale presentato dal mouver; infatti, il testimone deve prestare attenzione anche al proprio mondo interno costituito da sensazioni, immagini e significati simbolici, da giudizi e proiezioni.

La pratica del Movimento Autentico, quindi, si basa sulle esperienze psico-corporee sia del mouver che del testimone e offre uno spazio in cui poterle discutere, portando i processi che prima erano inconsci verso la coscienza; il testimone deve acquisire la capacità di essere testimone di sé stesso mentre si è testimone degli altri, così da poter discernere e comprendere le risposte somatiche che scaturiscono in lui in relazione a e nel rapporto con il proprio mouver.

La verbalizzazione delle esperienze psico-corporee di entrambi permette la comprensione dei vissuti emersi, organizzandoli in una struttura significativa e istituendo gradualmente un solido “testimone interno” sia per il mouver che per il testimone; anche il mouver, quindi, impara ad essere testimone del proprio materiale inconscio mentre questo prende forma nel movimento.